Aprile 2022
Prime immagini della seconda esperienza in campo. O meglio, è la terza, se considero quella volta in cui abbiamo seminato a mano qualche manciata di Gentilrosso e Frassineto, raccolto e battuto a mano. O forse, data la fatica del tutto, preferisco non pensarci quasi (amorevolmente parlando). E’ da due anni che seminiamo un ettaro di grano o meglio di grani; sì perchè quello che vedete in foto è la crescita del Solibam: un miscuglio di grani teneri antichi differenti che crescono assieme in campo facendo della loro diversità la loro maggior forza, oltre a quella che già il grano di suo possiede, perchè, come diceva Lodovico: il grano è peggio della gramigna. Resiste a tutto, E in effetti, soprattutto negli ultimi anni, tra crisi idrica, meteo impazzito, entusiasmi sempre meno persistenti tra gli agricoltori, questi grani sono un esempio di resilienza palpabile. La scelta di mettere in campo un miscuglio di grani vecchi che qualcuno come l’Azienda Agricola Floriddia in Toscana e l’azienda Li Rosi in Sicilia, continua caparbiamente a seminare, a custodire, ad osservare per poi poterle veder crescere anche sui campi di altre aziende agricole, è una scelta ben precisa. Si sceglie di bypassare e rifiutare i semi che derivano dall’industria agro-bio-chimica e quindi di conseguenza si bypassa quello strapotere e tutto ciò che ne consegue in termini economici ed etici. Si sceglie di lavorare in campo e poi in laboratorio con grani il cui patrimonio genetico sia il più possibile vicino all’origine e quindi sia ancora, per quanto possibile, vicino alla sua essenza perchè così poi sarà possibile trasferirla nel pane. Si sceglie di prediligere un metodo di coltivazione delicato, non invasivo, fatto di pochi gesti che sono quei pochi che questi grani richiedono intraprendendo un’avventura sicuramente rischiosa ma anche l’unica possibile, E’ la stessa che mi porta a scegliere un piccolo produttore se devo acquistare delle farine, delle noci, dell’olio, perchè penso sempre che ha più bisogno di me di altri. Anche quest’anno quindi ci siamo imbarcati in un’avventura che se tutto andra bene ci porterà del grano buono che faremo macinare dal mugnaio del Mulino Rosso e col quale proveremo a fare del pane che sarà ancora una volta nuovo e diverso da quello che avremo assaggiato l’anno prima. Terremo da parte il seme sufficiente per riseminare, così che se per caso un tifone dovesse abbattersi sul campo prima della mietitura, avremo preservato la parte che ci serve per ritentare ancora che è quello che fa sempre la Natura: rinascere ancora una volta e sempre.