Siamo a metà luglio e siamo pronti per la mietitura. Come sempre è una questione di trebbia perché il grano è maturo e la stagione calda, talmente calda che mentre da noi è piovuto quando non doveva, in Sud Italia l’arsura è stata tale che i raccolti sono scarsi ma di buona qualità.
Non so se potremo dire lo stesso del grano di quest’anno; avremo certamente le idee chiare anzi chiarissime quando arriveranno i risultati dal laboratorio di analisi che ci parleranno della salubrità (speriamo) del grano di quest’anno.
In questo anno horribilis per tutta l’agricoltura, i problemi maggiori per chi ha seminato grano è che purtroppo la pioggia è arrivata nei momenti meno opportuni: è arrivata quando il grano fioriva e questo ha tolto la possibilità alla pianta di essere impollinata e quindi di portare a casa il frutto. E’ piovuto a volte in maniera violenta quando il grano era ormai alto e slanciato ma senza la forza necessaria per piegarsi con flessibilità per poi rialzarsi allegro. E’ piovuto anche in modo intermittente a stagione avanzata come se fossimo ai tropici creando un terreno fertile per la crescita di funghi e muffe e sicuramente terreno impervio per le trebbie che non possono certo permettersi di entrare in un terreno che per sue caratteristiche, in Monferrato, quando prende acqua non si asciuga mai più!
Ma facciamo un passo indietro.
Quest’anno l’idea è stata quella di seminare in più campi; questo appunto per stare al sicuro il più possibile e portare a casa il risultato principale che è quello di preservare il seme avendone a sufficienza per l’anno successivo così da sperare in un nuovo raccolto. Nessuno può prevenire i moti della Natura, nessuno può comandare alle stagioni e a quello che porteranno, nemmeno se ci dedicassimo ad un’agricoltura convenzionale che forse può agire in campo ma nulla può con le logiche del mercato e di chi le gestisce. Seminando in campi differenti possiamo sperare che se va male nel campo 1 andrà meglio nel campo 2 consapevoli che i maggiori rischi e investimenti sono a carico di chi la terra la coltiva che va tutelato tanto quanto i semi che mette nel campo.
Insomma è un progetto che potrebbe apparire ambizioso. Per noi è semplicemente quello che va fatto in questi tempi così difficili e impervi.
Per ora posso dirvi che abbiamo raccolto i due campi piccoli che hanno dato due esiti piuttosto diversi: in uno il raccolto è più abbondante (anche se più scarso dello scorso anno) e con un grano in forma; laltro invece ha dato meno quatità e una qualità del chicco meno in forma.
Dopo aver portato il primo campione a far analizzare, in questi ultimi giorni di luglio stiamo aspettando che la trebbia possa entrare in campo e finalmente portare il raccolto a casa per poter iniziare le operazioni di pulizia e selezione.
E’ sempre una gran bella avventura, con montagne russe incluse e da cardiopalma ma che altro potremo fare? Non vediamo altre strade praticabili e la simenza per il prossimo anno ci sara. Ora dobbiamo solo aspettare di vedere cosa riusciremo a raccogliere per trasformare in farina e far pane.
La parte 2 di questo racconto arriverà a breve Non perdetevela.