Recap e buoni propositi
E’ dicembre e dicembre si sa che fa quell’effetto li: riflessioni e/o buoni propositi per l’anno che verrà. Il rischio è un po quello ma va bene così. Per me è uno spunto per ripensare a questo anno che si chiude con qualche bella riflessione mentre un altro (quello della Natura) è gia ripartito verso nuove avventure.
Novembre è stato mese di nuova semina del grano che come da buone pratiche agricole legate alla rotazione sarà in un’altra location rispetto allo scorso anno e il ciclo così puo ripartire. L’ultimo raccolto è stato difficile e insidioso fino al momento di trebbiare. Il meteo è stato l’ago della bilancia che ha decretato (come giusto che sia) che tipo di raccoolto avremo fatto non solo in termini di numeri (che sono imprevedibili fino alla fine) ma anche in termini di che tipo di farina e quindi di pane avremo fatto (e su questo invece le previsioni potevano essere già in anticipo). Le troppe piogge cadute nei momenti meno opportuni hanno dato un raccolto magro in termini di quantità, ma sopratutto un grano con un alto tasso di umidità che significa ancora meno forza ed elasticità per grani che già sono “deboli” e delicati per loro natura intrinseca. In soldoni vuol dire che poi in laboratorio quella farina, seppur macinata per bene, sarà comunque difficile da lavorare, Per bene che vada ci saranno impasti molto deboli che daranno forma al classico pane debole: che si adagia dolcemente in forno e rimane bello basso e piatto. Insomma tanti bei ciabattoni che avranno anche una conservabilità differente nei giorni, tenderanno a seccare prima del solito. Rispetto a tutto questo non c’è molto da fare se non cercare di “togliere” un po’ di umidità residua al grano stendendolo al sole e ricordando l’esperienza per il prossimo raccolto lasciando asciugare qualche giorno in più la granella in caso di necessità. Tutto questo per dire che dietro l’artigianaltià quella meno tradizinale cioè meno raccontata dalle guide, dai social, meno sulla bocca di tutti c’è un mondo che riguarda solo quel tipo di artigianalità: aspetti del tutto che normalmente non hanno a che fare col lavoro nei forni che per fortuna non devono trovarsi tra i piedi varianti ingestibili e spesso fuori dal loro controllo ma io che ho deciso di coltivare e di far macinare da un bravo mugnaio e di portarmi a casa la farina fatta in questo modo avevo voglia di raccontare un po’ di “dietro le quinte” di questa avventura urbana.
E come è stata questa annata urbana 2024? ta da da da…un anno direi ricco di pane e non perchè ci siano state impennate nei numeri, riconoscimenti, plateali record o altro ma di sicuro ci sono stati tanti di voi là fuori che hanno scelto di prendere proprio questo pane, di parlarne, di interrogarsi, di fare lo sforzo di ordinarlo, andarlo a recuperare da qualche parte, avere un po di cura nel conservarlo e via discorrendo.
E’ stato un anno ricco di mercato, quello non occasionale ma quello che crea un filo che uisce me e il pane con voi che passate a trovarmi in piazza che è davvero il suo luogo ideale di vita sociale. E’ lì che il mio pane ha un senso per me: non in un ecommerce, dentro ad uno scatolone del corriere, affettato in una busta di plastica o infiocchettato agli aperitivi milanesi. Insomma gli piacciono altre dimensioni, quelle dove non si tratta solo di pane e salame ma anche di vita e di tutto quello che ne fa parte nella quotidianità.
E’ stato anche un anno dove stare nella quiete del laboratorio (spesso invasa dagli operai che ristrutturavano la cascina) mi ha fatto ancora di più capire quanto quello spazio fisico sia uno spazio “sacro” e non solo perchè non possono accedervi i Non addetti ai lavori ma semplicemente perchè quello è uno spazio dove si sta molto con se stessi. Io sto a fare pane all’alba dove l’unica compagni sono la luce e i rumori della Natura (dalle gocce d’acqua quando piove, al canto degli uccelli, alle foglie che scricchiolano, a qualche cinghiale che si sposta e nel non essere una ragazza che ha bisogno della quiete delle colline per vivere bene (infatti metà del mio tempo lo trascorro in città), mi rendo conto che quello spazio è sacro perchè li oltre al pane ci sono solo io: due nature differenti ma entrambe vive e prolifiche.
E i buoni propositi: eh gente non voglio ora svelare progetti e ambizioni che sono nelle mie corde da un po’ ma che sono ancora gli albori: vi posso solo dire che non cambieremo ne location ne formula, ne giorni di produzione o tipologie di pane; vi dico solo che sto iniziando a studiare perchè voglio provare a creare anche altro e che mi servirà tempo e dedizione per farlo quindi se vi va continuate a tenere gli occhi sui prossimi articoli e sulle peripiezie di questa vostra fornaia prestata dal destino ad un mestiere antico e di tradizione